Ieri a Napoli era l’Italia. Il Giro d’Italia è tornato a partire sullo stivale, è tornato Italia, ancor più che italiano. Il sole, il mare, il caldo delle gente più che del maggio all’ombra (rada) del Vesuvio. Mancavano solo pizza e mandolino, poi lo stereotipo sarebbe stato completo. Quella che poteva essere una stucchevole celebrazione dell’italiano, è invece riuscita perfettamente. Chapeau. Per via Caracciolo, la “salita” di Posilipo, piazza del Plebiscito, in ogni angolo di Napoli nessuno pensava ai mezzi pubblici senza benzina. Nessuno pensava ai problemi che troppo spesso imbrattano la vita e lo sport di queste parti. Qui non se ne parlerà, non per negligenza o altro. Semplicemente non c’è stato niente di tutto questo. La tv ci ha restituito una Napoli incantevole, cornice di una grande festa. Una vetrina che non è scivolata nell’essere uno specchietto per le allodole. Il Giro è questo, tricolore fino al midollo. Sole, mare e gente in spiaggia. Lasciamo alle classiche del Nord il loro freddo, la loro pioggia. Basta Olanda, basta Londra (per citarne due tra le più recenti sedi di partenza). Viva l’Italia e il suo spettacolo naturale. La diretta ci ha restituito una città nascosta dai suoi problemi, dalle sue sofferenze che in tanti, in troppi, non conoscevano. Non poteva esserci avvio migliore, scenario migliore.
Napoli come l’Italia, Napoli era l’Italia. Nelle difficoltà, noi siamo questi. La nostra speranza sono le nostre bellezze, le nostre passioni. Da vivere da italiani. Vivere per partire all’inseguimento della maglia rosa, attaccare sin dal chilometro zero come Cameron Wurf della Cannondale, a dimostrazione che nessuno è qui per fare sfilata, ma per sfilare a tutta sulla passerella di un Paese stupendo. Azione, di fatto, segnata già in partenza, ma che rimane indicativa. Un’azione propiziata dalla scelta di non frustrare subito ogni velleità con una cronometro asettica e, per certi versi, amorale. Chi avrebbe potuto privare i napoletani di una bagarre vera e diretta, sanguigna e pura come quella di una volata? La gente e l’atmosfera esigevano suspense e confronto diretto, da prodi cavalieri. Purtroppo una caduta ha privato l’atto finale di troppi protagonisti. Peccato a cui si aggiunge peccato: Elia Viviani, infatti, non ce l’ha fatta davvero per pochissimo a battere un redivivo Cavendish. Sarebbe stato il giusto coronamento di un Giro che deve tornare a sapere di un gusto italiano. Non è stato così a Napoli, speriamo lo sia a Brescia.